POLMONITI E INERZIA
di Alberto Zolezzi
Appena lessi dell’epidemia di polmonite a inizio settembre pensai subito a potenziali fattori ambientali.
Infatti, nel fiume Chiese è stata trovata subito la Legionella: questo perché presenta aree di ristagno in corrispondenza di barriere idroelettriche; un altro esempio dove è stata trovata la Legionella anche in falda, è Mezzane di Calvisano, dove si sono registrate decine di casi di polmonite e un decesso.
In un post su Facebook che feci l’11 settembre scorso, intitolato “L’inferno”, quando l’epidemia stava attraversando la sua fase più acuta, descrissi la situazione ambientale di Montichiari e dei comuni limitrofi fino all’Alto Mantovano.
Successivamente, l’8 novembre sulla stampa di Brescia lessi che la Legionella era stata trovata anche in falda acquifera.
Cosa significa? Significa che chi pesca acqua dalle falde superficiali (come in molti casi di irrigazione) irrora, magari a pioggia, i cittadini con Legionella o altre schifezze non bene identificate; e la falda colloquia con il fiume Chiese.
In data 11 dicembre vari articoli di stampa riportano le affermazioni di ATS Brescia in merito alla necessità di tempi lunghissimi per arrivare a dare risposte causali sull’epidemia (2 anni) ma nel contempo riportano la corrispondenza fra il ceppo di Legionella di “tipo 2”, trovato nel fiume Chiese e nei malati, con un indebolimento del ruolo causale delle torri di raffreddamento (dove peraltro il ceppo risulta differente rispetto agli isolamenti nei malati), che vengono così di fatto scagionate dall’accusa di aver provocato l’epidemia.
La Legionella ha bisogno di sedimenti, di altri organismi di cui nutrirsi, come amebe o altro – anch’essi a loro volta si cibano di sedimenti e nutrienti vari – di metalli pesanti (Manganese), di ferro ecc.
Nelle falde di Montichiari e di Calvisano sono stati trovati in alcune aree delimitate, incrementi della concentrazione di nitrati, in particolare in corrispondenza delle discariche. In alcune aree di Remedello, per esempio, è elevato il Manganese.
Oggi mi chiedo, anche ammettendo che servano due anni per dare una risposta definitiva, in due anni siamo sicuri che non si possa fare nulla?
Ho presentato in data 5 dicembre un’interpellanza urgente al Ministro della salute Giulia Grillo e dell’ambiente Sergio Costa, in cui ho portato elementi a mio parere importanti. Stanno emergendo studi in letteratura scientifica internazionale che spiegano come il rischio microbiologico (proliferazione di germi e propagazione di geni di resistenza antibiotica) dovuta allo spandimento di effluenti, sia sempre maggiore in una nazione come la nostra che vede i decessi da resistenza antibiotica superare i 10mila all’anno, un record europeo.
In particolare viene messa in discussione la sicurezza dei “gessi di defecazione”, ovvero i fanghi di depurazione che escono dal ciclo dei rifiuti dopo un bagno di acido solforico e un po’ di calce. In realtà i geni di resistenza antibiotica risultano rimanere inalterati e, secondo osservazioni della Scuola agraria di Monza, anche la componente organica può riattivarsi dopo il trattamento iniziale.
Più semplicemente il vecchio compostaggio dei fanghi di depurazione, fatto alcuni giorni prima dello spandimento, garantisce per natura la maggiore sicurezza, contrastando chiaramente con il business dei fanghi che vuole trattamenti rapidissimi (sempre che avvengano) per spandere subito senza occupare gli stoccaggi e lasciando spazio ad altri carichi di fanghi. Il compostaggio può avvenire con sicurezza anche per i rifiuti organici urbani, metodo vecchio ma poco costoso, sicuro e utile per i suoli. Oltretutto i suoli di buona parte dell’Europa Mediterranea sono poveri di carbonio e in progressiva desertificazione e sottrarre carbonio a scopi “energetici” con un ciclo vita spesso negativo per indice di ritorno energetico è inaccettabile.
Ritengo personalmente abbastanza chiaro il quadro causale di questa epidemia in un’area dove è autorizzata la produzione e lo spandimento di gessi di defecazione per centinaia di migliaia di tonnellate e con plurime pressioni ambientali ma in ogni caso credo non sia accettabile attendere due anni per muoversi.
A livello locale e comunale si potrebbe fare un primo passo dotandosi di un regolamento di tutela dei suoli come quello impostato dal Comitato tutela suoli agricoli lombardi. Un regolamento che prevede per esempio, una fascia di rispetto di 300 metri per i centri abitati, che richiede la tracciabilità dei gessi e altri fertilizzanti non zootecnici, che impedisce lo spandimento alla domenica e nei giorni festivi quando sono più difficili i controlli, eseguire uno studio pedo-agronomico dei suoli prima della stagione di spandimento e al termine.
Regione Lombardia potrebbe interloquire con il Ministero dell’ambiente e con il Ministero della salute sulla sicurezza dei “gessi di defecazione” e di altri effluenti, rinforzando così l’azione degli atti ispettivi parlamentari a mia firma. Questi criteri valgono anche per un altra patologia emergente, il West Nile virus, la proliferazione dei vettori (zanzare) può essere stimolata dagli spandimenti secondo Sanford (ne parlai in una mia interrogazione parlamentare del 2015) e tali criteri di tutela per quanto riguarda gli spandimenti, potranno limitare anche un quadro che nel 2018 ha visto 296 casi neuroinvasivi.
La salute significa sicurezza, sicurezza di non dover temere di passeggiare in una giornata di pioggia per il rischio che le gocce sollevino germi da fanghi o da rifiuti sparsi al suolo. Prendere la polmonite è paragonabile a una violazione di proprietà privata, perchè nelle basse vie aeree, grazie al laringe che fa da filtro, non passano germi in condizioni normali, ma solo nel caso i germi non siano troppi e solo se le vie aeree sono integre.
A causa di quest’epidemia, 880 persone hanno subito un’intrusione nella loro proprietà più cara, il loro corpo. Non possiamo più permettere la violazione della nostra salute.
APPROFONDIMENTI SUL TEMA CON STUDI SCIENTIFICI:
- Nel recente studio cinese di Q.-L. Chen e altri (Science of the Total Environment 645 (2018), 1230-1237), e nello studio statunitense di Burch (Environ. Sci. Technol., 2017), si mettono in evidenza lo stimolo all’incremento della resistenza antibiotica per effetto genico nella fillosfera (suolo in cui sono immerse le piante) e il possibile contagio umano dovuto a contaminazione di foglie di ortaggi consumate fresche, dopo lo spandimento, con un’analisi quantitativa che vede il dimezzamento del rischio mediante il compostaggio prioritariamente, in subordine alla digestione anaerobica praticata sui fanghi di depurazione rispetto allo spandimento diretto di fanghi, letame e struvite. Riduzione del rischio si associa a latenza del raccolto di 6 mesi dallo spandimento.
- Secondo lo studio di Dengmiao Chenga e altri pubblicato su Journal of Environmental Management la riduzione di antibiotico resistenza si associa a una fase di compostaggio ad elevata temperatura (maggiore di 55 °C, termofilia), pH, ed elevato rapporto C/N per il letame.